mercoledì 11 novembre 2015

SAN LEO - XXIV Review

"XXIV"

Release: 3 November 2015

Label: Corpoc & Tafuzzy Records

Genre: Post Rock

Country: Italy

Tracklist:
01. "Ammirando pilastri di roccia arenaria, ci ritrovammo a precipitare come foglie verso il brulicante cuore della materia"
02. "Alla deriva, incantati dalle rifrangenze del sole e cullati dalle onde, fino al sopraggiungere del gelido terrore: pinne brune tutt'intorno"
03. "Relegati nelle vastità di grotte sotterranee, celando tutta la rabbia e l'antico rancore nelle stanze di pietra viva"
04. "A piedi scalzi, su rocce acuminate e sentieri scoscesi, per raggiungere la vetta e disintegrarsi alla luce del sole"

Ci sono volte in cui la musica diventa la colonna sonora di una storia scritta con le note che ti conduce in luoghi sconosciuti, a volte al di là del confine stesso dell'universo, dove musica e colori si fondono insieme per diventare una cosa sola, macchie di sensazioni e di vibrazioni che ti si annidano nella pelle e che non puoi più cancellare.

E' questo quello che fanno i San Leo, band della Romagna sud-Occidentale che fa della propria musica quel racconto in note, suggestivo e potente, le cui tonalità si aggirano attorno ad un suono postmoderno e sfaccettato capace di richiamare le geometrie complesse del kraut, ma anche le spigolosità angolari ed aguzze del math.

Una musica mentale, onirica, evocativa è quella che si snoda nelle quattro tracce di XXIV, viaggio musicale che conduce l'ascoltatore in un complesso di mondi e suoni di difficile collocazione, ma non per questo meno diretta e d'impatto, un po' come lo sono anche i lunghi titoli suggestivi dei brani che in qualche modo ci prendono per mano, spingendoci dolcemente in quel mondo senza fronzoli e allo stesso tempo estremamente complesso che il duo ha creato per noi.

Camminando per la monolitica dimensione sonora di questa sonora di poema in musica, ci ritroviamo poi catapultati quasi improvvisamente in un mondo orrorifico e spaventoso, per poi restare sospesi sul filo sottile di una melodia minimalista che si dispiega pian piano verso sonorità più graffianti e rocciose di un granitico doom-core, per poi concludersi in quello spazio neutro, saturo di colori e suoni che non appartengono né alla musica né al racconto, ma che abbracciano l'arte in ogni sua forma, in ogni sua più piccola sfaccettatura.

Forse per il grande pubblico questo sarà un album un po' complesso, quasi ostico e magari perfino incomprensibile, ma se solo si avrà la voglia e l'ardire di mettere da parte quanto sappiamo della musica, le nostre preferenze, i nostri gusti e tutto ciò che conosciamo della musica stessa, allora potremmo raggiungere il cuore pulsante di un disco che merita di avere la sua grande occasione.

7/10
Dora




m tabe / Marco Tabellini: chitarra
inserirefloppino / Marco Migani: batteria

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